ANDREA BERGAMO
VAL DI NON - Ancora una manciata di
giorni, e i moduli per la dichiarazione
di appartenenza ad una minoranza linguistica
- nell’ambito del censimento
2011 - dovranno essere compilati e consegnati
in municipio. Da mesi l’associazione
Rezia sta conducendo una
campagna per invitare i nonesi a dichiararsi
ladini (vedi l’articolo a fianco,
ndr). Ma quanto costerebbe all’ente
pubblico la nascita di una nuova minoranza
che si aggiungerebbe a quella
di fassani, mocheni e cimbri? Secondo
una stima sommaria la cifra si aggirerebbe
attorno ai 2 milioni di euro
l’anno.
Ad essere particolarmente consistente
sarebbe la spesa per il personale addetto
alla traduzione di delibere, ordinanze
e avvisi. Prima di entrare in vigore,
infatti, ogni documento pubblico
redatto nei 38 Comuni anauni e dalla
Comunità di Valle andrebbe tradotto
in «lingua» nonesa. Per calcolare l’importo
necessario, abbiamo controllato
il numero di traduttori impiegato
presso il Comun general de Fascia (di
riferimento per 7 Comuni ed un totale
di circa 10 mila abitanti). L’unica minoranza
ladina attualmente riconosciuta
in Trentino ha a disposizione 4 traduttori
(costo 140 mila euro): facendo
le debite proporzioni, in val di Non sarebbe
necessario assumere una ventina
di persone (costo 700 mila euro).
Oltre a questo è necessario aggiungere
il prezzo di elettricità, stampe e altro
materiale a carico delle singole amministrazioni.
Se i Comuni nonesi dovessero ricevere
lo stesso trattamento economico di
quelli fassani, per ognuno sarà messo
a disposizione un fondo di 23 mila euro
finalizzato alla realizzazione di iniziative
per la valorizzazione della minoranza
linguistica (non per migliorare
parchi, piazze ed edifici pubblici).
Per la Provincia questa spesa costituirebbe
un vero salasso da 874 mila euro
(metà di quella cifra dovrà essere
girata dalle amministrazioni alla Comunità
di valle per la promozione di
iniziative sovra comunali).
Ci sarebbero, inoltre, altri finanziamenti
da parte di Regione e Provincia. Lo
stanziamento statale dedicato alle minoranze
linguistiche sembra destinato
invece ad esaurirsi, ma si tratterebbe
comunque di una cifra piuttosto
modesta, pari a circa 50 mila euro. Più
consistente è il fondo a disposizione
del Servizio provinciale per la promozione
delle minoranze linguistiche locali,
pari ad 1 milione di euro circa. Attualmente
questa cifra è suddivisa in
tre parti uguali. Se i nonesi saranno riconosciuti
ladini, la torta andrà divisa
in 4 fette equivalenti. Non dimentichiamo,
infine, lo stanziamento di oltre
1 milione di euro per le minoranze
linguistiche in Trentino messo a disposizione
dalla Regione. In questo caso
la parte spettante ad ogni gruppo linguistico
viene calcolata sulla base di
alcuni criteri: numero di appartenenti
alla minoranza linguistica, numero
di Comuni, consistenza della minoranza
sul totale dei residenti e zona svantaggiata.
Le percentuali di suddivisione
(22,56% ai cimbri, 42,27% ai ladini
di Fassa e 35,17% ai mocheni) andrebbero,
quindi, riviste con l’ingresso dei
nonesi nella famiglia dei ladini.
Ricordiamo che gli stanziamenti da
parte di Provincia e Regione sono impiegati
per finanziare ricerche, pubblicazioni,
programmi televisivi in «lingua
madre» oltre ad associazioni e bande.
Nulla, quindi, viene impiegato per
favorire lo sviluppo turistico e migliorare
i servizi nei paesi.
l'adige pag.49