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20/11/2011
(Amministrazione)

Ladini-nonesi, tutela costosa

ANDREA BERGAMO VAL DI NON - Ancora una manciata di giorni, e i moduli per la dichiarazione di appartenenza ad una minoranza linguistica - nell’ambito del censimento 2011 - dovranno essere compilati e consegnati in municipio. Da mesi l’associazione Rezia sta conducendo una campagna per invitare i nonesi a dichiararsi ladini (vedi l’articolo a fianco, ndr). Ma quanto costerebbe all’ente pubblico la nascita di una nuova minoranza che si aggiungerebbe a quella di fassani, mocheni e cimbri? Secondo una stima sommaria la cifra si aggirerebbe attorno ai 2 milioni di euro l’anno. Ad essere particolarmente consistente sarebbe la spesa per il personale addetto alla traduzione di delibere, ordinanze e avvisi. Prima di entrare in vigore, infatti, ogni documento pubblico redatto nei 38 Comuni anauni e dalla Comunità di Valle andrebbe tradotto in «lingua» nonesa. Per calcolare l’importo necessario, abbiamo controllato il numero di traduttori impiegato presso il Comun general de Fascia (di riferimento per 7 Comuni ed un totale di circa 10 mila abitanti). L’unica minoranza ladina attualmente riconosciuta in Trentino ha a disposizione 4 traduttori (costo 140 mila euro): facendo le debite proporzioni, in val di Non sarebbe necessario assumere una ventina di persone (costo 700 mila euro). Oltre a questo è necessario aggiungere il prezzo di elettricità, stampe e altro materiale a carico delle singole amministrazioni. Se i Comuni nonesi dovessero ricevere lo stesso trattamento economico di quelli fassani, per ognuno sarà messo a disposizione un fondo di 23 mila euro finalizzato alla realizzazione di iniziative per la valorizzazione della minoranza linguistica (non per migliorare parchi, piazze ed edifici pubblici). Per la Provincia questa spesa costituirebbe un vero salasso da 874 mila euro (metà di quella cifra dovrà essere girata dalle amministrazioni alla Comunità di valle per la promozione di iniziative sovra comunali). Ci sarebbero, inoltre, altri finanziamenti da parte di Regione e Provincia. Lo stanziamento statale dedicato alle minoranze linguistiche sembra destinato invece ad esaurirsi, ma si tratterebbe comunque di una cifra piuttosto modesta, pari a circa 50 mila euro. Più consistente è il fondo a disposizione del Servizio provinciale per la promozione delle minoranze linguistiche locali, pari ad 1 milione di euro circa. Attualmente questa cifra è suddivisa in tre parti uguali. Se i nonesi saranno riconosciuti ladini, la torta andrà divisa in 4 fette equivalenti. Non dimentichiamo, infine, lo stanziamento di oltre 1 milione di euro per le minoranze linguistiche in Trentino messo a disposizione dalla Regione. In questo caso la parte spettante ad ogni gruppo linguistico viene calcolata sulla base di alcuni criteri: numero di appartenenti alla minoranza linguistica, numero di Comuni, consistenza della minoranza sul totale dei residenti e zona svantaggiata. Le percentuali di suddivisione (22,56% ai cimbri, 42,27% ai ladini di Fassa e 35,17% ai mocheni) andrebbero, quindi, riviste con l’ingresso dei nonesi nella famiglia dei ladini. Ricordiamo che gli stanziamenti da parte di Provincia e Regione sono impiegati per finanziare ricerche, pubblicazioni, programmi televisivi in «lingua madre» oltre ad associazioni e bande. Nulla, quindi, viene impiegato per favorire lo sviluppo turistico e migliorare i servizi nei paesi.

l'adige pag.49

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