BERSNTOL PRESENTATO IL VOLUME CURATO E COMMENTATO DA STEFAN RABANUS
a comunità che utilizza
da secoli una lingua
diversa da quella parlata
nel territorio circostante
– cioè un’isola o oasi
linguistica – ha dei vantaggi
che oggi vengono universalmente
riconosciuti. Spesso,
ma non necessariamente,
i membri di questa comunità
sono bilingui perché imparano
a comunicare anche
tramite la lingua della “maggioranza”
circostante. Inoltre,
lo sviluppo autonomo
della lingua – che quasi sempre
trova interessanti possibilità
di corrispondenza con
altre lingue della medesima
“matrice” – permette ai linguisti
di approfondirne l’evoluzione
e di individuare i fattori
che la hanno determinata.
Nonostante le ridotte dimensioni,
queste comunità
rappresentano un enorme
potenziale e molti autorevoli
linguisti, già nel corso del
XIX secolo, hanno iniziato indagini
molto interessanti anche
presso le popolazioni
germanofone del sud delle
Alpi. A titolo esemplificativo,
basti ricordare Johannes
Andreas Schmeller, uno dei
padri fondatori della dialettologia
tedesca. Un altro studioso
che si è occupato delle
piccole comunità germanofone
delle province di Verona,
Vicenza e Trento è stato
Bruno Schweizer (1897-
1958) il quale ha effettuato
alcune campagne di ricerca
tra il 1933 ed il 1943 anche
presso i paesi mòcheni.
L’obiettivo di Schweizer è
stato quello di raccogliere in
loco un certo numero di termini
indicativi (più di duecento)
al fine di costituire
una vera e propria mappa
sulla quale segnare le zone
e le diverse forme di ricorrenza
di ciascun termine.
Ogni mappa comprende
quindi l’area delle tre province
con i segni che consentono
di individuare per ciascuna
zona la presenza o meno
di ogni termine, nonché
la sua pronuncia. Schweizer,
che nella ricerca si è avvalso
anche di altre fonti a
stampa già esistenti, non è
riuscito a pubblicare la grande
mole dei dati raccolti, ma
questi sono stati conservati
in forma manoscritta presso
il Forschungszentrum
Deutscher Sprachatlas di
Marburg in Germania. Nel
corso di un lavoro pluriennale,
il prof. Stefan Rabanus
dell’Università di Verona ha
esaminato e commentato
tutti questi dati e i due Istituti
culturali di Luserna/Lusérn
e mòcheno di Palù/Palai,
grazie ad un contributo
finanziario della Regione autonoma
Trentino-Alto Adige/
Südtirol, hanno realizzato
il volume dal titolo “Zimbrischer
und Fersentalerischer
Sprachatlas = Atlante
linguistico cimbro e mòcheno”.
L’opera, interamente bilingue
tedesco/italiano, comprende
le 225 carte dello
Schweizer, la relativa legenda
e per ognuna un commento
volto a chiarire le etimologie,
i fenomeni linguistici,
le varianti e altri aspetti. In
fondo al volume vi sono poi
due indici (oltre a quello originale
dell’autore) che consentono
di individuare velocemente
sia i fenomeni che
le parole. La pubblicazione,
grazie al dettagliato grado di
analisi, fornisce un’enorme
mole di dati e di fenomeni
del passato e consente di applicare
delle chiavi interpretative
ai processi linguistici
intervenuti negli ultimi settant’anni.
Inoltre, come è stato
affermato nel corso della
presentazione del volume il
17 agosto scorso a Fierozzo/
Vlarotz, appronta strumenti
e modalità utili al futuro
della lingua. Non si tratta
però di un lavoro dalla sola
valenza “locale”, ma di
un’opera che consente di approfondire
la conoscenza dei
fenomeni della lingua tedesca
che hanno interessato
queste aree meridionali, e,
soprattutto, di avere ulteriori
elementi utili in termini
comparativi alla ricerca
scientifica in campo linguistico.
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L'Adige 24/08/2012 pag.33