TRENTO Nell’anno in cui si sono aperte ufficialmente le commemorazioni del centenario della Grande Guerra in Trentino, non è un compito così difficile affiancare questo tema a quello dei rifugi alpini e in particolare a quelli interessati ancora per un weekend dall’iniziativa “I rifugi del gusto”. Un collegamento facilitato dal fatto che molte di queste strutture sorgevano e sono sorte poi nel cuore di alcuni dei più significativi teatri di quel conflitto nella nostra regione e dunque, ancor oggi, letteralmente circondate da testimonianze e manufatti risalenti a quel periodo: fortificazioni, postazioni, linee di trincee, gallerie. Gli stessi appuntamenti con i “Rifugi del Gusto”, una novità di questa quinta edizione, propongono occasioni per approfondire questo tema come avverrà nel prossimo e conclusivo weekend al rifugio “Brigata Lupi di Toscana” sull’Altopiano di Boniprati nelle Giudicarie e al rifugio “Barricata” alla Marcesina al confine con l’Altopiano di Asiago. Il rifugio “Lupi di Toscana” è intitolato proprio al Reggimento di fanteria “Toscana”, dislocato nel settore delle Giudicarie, che il 24 maggio del 1915 varcò il confine entrando in Trentino. Qualche mese più tardi nell’ottobre del 1915 in occasione della conquista del Monte Melino sopra Condino, furono gli stessi soldati austroungarici sorpresi dalla sortita degli italiani ad appellare “lupi” gli implacabili fanti del Toscana. Dal rifugio “Barricata”, invece, in origine una caserma della Finanza austroungarica a pochi passi dal confine tra Italia e Impero d’Austria (i cui cippi sono ancor oggi visibili nei dintorni), si può raggiungere facilmente un autentico monumento geologico affacciato sulla Valsugana che i soldati italiani fortificarono a scopo difensivo nel corso ella Grande Guerra. Sono i cosidetti “Castelloni di San Marco”, un vero labirinto di formazioni rocciose fatto di grotte, cunicoli, canyon naturali. Sugli Altopiani di Folgaria Lavarone e Luserna dai rifugi Stella d’Italia sopra Fondo Grande e Malga Campo sopra Luserna si possono facilmente raggiungere con brevi escursioni alcune delle imponenti fortezze austroungariche poste a difesa del confine meridionale dell’Impero. Il Forte Sommo Alto è a pochi minuti dal rifugio Stella d’Italia che fu costruito proprio a partire da un edificio realizzato in occasione della costruzione del forte mentre con un’escursione di poco più lunga si può raggiungere anche il Forte Dosso delle Somme sulla Martinella. Dal rifugio Malga Campo un’escursione tra radure e boschi conduce al Forte Campo Luserna. Dal rifugio Alpe Pozza “Vincenzo Lancia”, posto tappa sul “Sentiero della Pace“ si raggiunge facilmente il Corno Battisti e la “selletta” dove venne catturato Cesare Battisti, ma anche l’assolato teatro del Pasubio con la sua “zona sacra” tra Cima Palòn, il Dente italiano e austriaco, l’Alpe di Cosmagnon. Spostandoci sul fronte della Guerra Bianca nel Gruppo dell’Adamello dal rifugio Val di Fumo è possibile raggiungere Passo delle Vacche e Passo di San Valentino dove sono presenti e visibili ancora molti apprestamenti. Dal rifugio Trivena, attraverso il Circo di Redont si può salire fino al Cop di Breguzzo e agli apprestamenti ancora visibili attorno alla Bocchetta dei Cacciatori che si affaccia sulla Val di Fumo e alle vicine Porte di Danerba. In Val Campelle, nel cuore del Lagorai, dal rifugio Carlettini si possono percorrere i due “itinerari della memoria” tra i sistemi di fortificazione e triceramenti ancora visibili tra Passo Cinque Croci, Col San Giovanni, Buse Tedesche e il Monte Tauro e il Monte Cima. Più a nord furono in particolare alcuni rifugi in Val di Fassa ad essere coinvolti più direttamente negli eventi sul fronte dolomitico perché collocati a ridosso delle prime linee. Il caso più emblematico rimane quello dell’attuale rifugio Contrin, ai piedi della Marmolada. All’epoca la “Contrin Haus“ era un rifugio del Club Alpino Austrotedesco di Norimberga e allo scoppio della guerra fra Italia e Impero d’Austria - Ungheria fu adibito a comando dagli austriaci per le operazioni in Val Contrin e collegato telefonicamente con Alba di Canazei. Il 6 settembre del 1915 una serie di colpi sparati da Cima Cadin dagli alpini del capitano Arturo Andreoletti, mandò l’edificio in pezzi. E furono gli stessi alpini, attraverso l’Associazione Nazionale Alpini a ricostruirlo e riaprirlo nel 1923. E sempre nel Gruppo della Marmolada dal rifugio Viel dal Pan, a est della zona del Belvedere sopra Canazei, si può raggiungere il sentiero attrezzato delle trincee del Padòn sulle rocce di Cima Mesola di fronte alla Marmolada.
Marco Benedetti
Trentino, domenica 28 settembre 2014, pag. 26