Di Sait Vo Lusérn



04/09/2015
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GEHENK ZBISNEN IN HÜMBL UN IN KRÖTZ

ATTUALITÀ -  AL FESTIVAL TRA LE ROCCE E IL CIELO IN VALLARSA LINGUE RELIGIONI E CULTURE SI INCONTRANO



Le montagne forse non si incontreranno mai, è vero, ma gli uomini di montagna sì, per fortuna. Il festival vallarsero “Tra le rocce e il cielo” è un’occasione preziosa di incontro tra uomini di montagna, minoranze linguistiche, popoli. Già popoli, perché le voci che si trovano a parlare assieme in Vallarsa vengono da lontano, da popoli che non hanno molte occasioni di dialogo ravvicinato, eppure ansiosi di comprendersi. Così nella giornata delle lingue madri, il 21 agosto scorso, le lingue piccole del Trentino hanno potuto incontrare voci di lontano, voci oltre ogni immaginazione; la voce sommessa che arriva dai campi di concentramento serbi in Bosnia, una voce rotta dal pianto tante volte, ma mai sconfitta. Suvad-Dzevada RamicDedic, che da quei campi è uscito vivo per testimoniarne, oggi, dopo oltre vent’anni, rivive giorno dopo giorno la sua storia, e con disarmante semplicità ripete più volte: “I popoli non vogliono la guerra. Io, mi sono detto, sono stato accolto devo fare qualcosa per accogliere chi ne ha bisogno” ecco grazie Suvad anche per quei tuoi interminabili silenzi quando la voce proprio non voleva saperne di farsi sentire. E poi grazie ad Asmae Dachan, giornalista italiana di genitori siriani, le cui foto della città di Homs hanno incorniciato il teatro di Sant’Anna come un’interminabile via crucis e si sono posate sulle nostre anime come un sudario. E grazie alla voce civile, profondamente laica, ma così densa di spiritualità dei valdesi, portata da Roberto Mantovani. Vil vert vorsemar, bia bartz soin azta an alta khlummana zung, geredet un vorstånt vo furse njånka tausankh laüt, machtmar bokhennen sovl laüt pitt stòrdje un kulturn un zungen asó åndarst baz da moi. Stòrdje, zungen un kulturn åndarst ma nèt vort bait, ombromm di laüt patirn odar godarn gelaich in da gåntz bèlt, siånka azta vil vert machpar fenta zo vorgèzzaz; a khinn iz khinn in Beleschlåt azpe in Siria, un steat a khinn aftna bark boda untargeat un asó a muatar un a vatar. A månn tarfat stian hèrta a månn, pilt vo GottarHearn! Un alora khüdemar ke ‘z iz furse prò- pio moi alta khlummana zung hintargelltmar von moinen, boda sovl vert vüartme afte beng von åndarn zo süacha zo vorstianase un zo machame vorstian. Balda, von palko ar, antånto azze hån geredet von moin laüt, boda vor hundart djar, soin inkånt untar in granattn hånne gesek di zeacharn trang vort di varbe von oang in baibe djüsto her vodar Siria, hånne vorstånt ke moi alta zung hattme no a bòtta gemacht vorstian vo laüt boda schöllatnmar soin bait un avetze vorsteabaraz azpe gesbistarn. Asó haür o pinne vortkhent von Brånttal eppaz raichar baz daz sèll bodeda pinn gånt. Andrea Nicolussi Golo


L'Adige, Di Sait vo Lusérn,venerdì 4 settembre, pag. 32
GEHENK ZBISNEN IN HÜMBL UN IN KRÖTZ

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