Sala archeologia



Sugli Altipiani di Luserna, Lavarone e Vezzena si trova una della più straordinarie concentrazioni, di tutta la tarda età del bronzo (XII – X sec a. C.), si strutture per la lavorazione del rame. In particolare, in questa zona si effettuavano le operazioni di arrostimento primario e di prima fusione dei minerali di rame, cioè quelle operazioni che permettevano di depurare il minerale dai materiali di scarto e di giungere infine alla produzione di pani di rame (forme di rame puro al 96%).

Per quanto riguarda l’estrazione del minerale, questa avveniva necessariamente altrove, in quanto la zona degli Altipiani è caratterizzata dall'assenza di minerali cupriferi (di rame). L’ipotesi più accreditata è che i minerali venissero estratti nel distretto metallifero dell’Alta Valsugana, dove si trova una notevole quantità di giacimenti ricchi di rame (Calceranica, Vetriolo, Val di Sella, Valle del Fersina, Cimque Valli). Una volta estratti, i minerali venivano portati nella zona degli Altipiani: qui si poteva infatti trovare una grande quantità di legname, soprattutto faggio, con il quale si produceva, attraverso la realizzazione delle carbonaie, una buona qualità di carbone, indispensabile per raggiungere le temperature necessarie ai processi di fusione. In questa zona inoltre si potevano comodamente trovare anche i cosiddetti fondenti (materiali usati per facilitare la separazione delle scorie dal metallo), per esempio la selce o il calcare, rocce di cui è costituito il sottosuolo dell’intero Altipiano.

La presenza di ampi pascoli permetteva poi lo svolgimento dell’alpeggio, di supporto all'attività metallurgica. Entrambe le attività (pastorizia e metallurgia) venivano svolte durante il periodo estivo. Erano quindi occupazioni stagionali.
I prodotti di malga (latte e derivati) erano molto ricchi di proteine, necessarie per l’alimentazione di tutte le persone impegnate nel ciclo metallurgico (costituito quasi esclusivamente da capre e pecore).
Infine era di grande importanza la localizzazione del territorio al confine tra il “mondo” veneto di pianura e quello retico alpino: il territorio dell’Altopiano di Luserna, Lavarone e Vezzena era, allora come oggi, una zona “di cerniera”, di confine tra il Veneto e il Trentino, tra la popolazione proto-retica e quella proto-veneta dell’età del bronzo, che intessevano costanti rapporti commerciali per lì approvvigionamento di metallo.

I luoghi dove sono stati rinvenuti questi impianti di lavorazione, in altre parole i cosiddetti siti fusori, si trovano ad una quota di circa 1300-1400 metri s.l.m., l’altitudine ideale per la crescita del faggio e per l’abbondanza di pascoli. Sono localizzati in zone perlopiù pianeggianti, in prossimità di corsi d’acqua corrente o pozze d’alpeggio: l’acqua era infatti indispensabile durante alcune fasi di lavorazione, soprattutto per la setacciatura dei frammenti di minerale. I siti fusori si collocano inoltre in prossimità di importanti nodi viari, al centro delle strade che dall'Alta Valsugana portavano sugli Altipiani e delle vie di collegamento con la zona pedemontana.

Siti fusori sono stati ritrovati in varie località sull'Altipiano quali: Plètz von Motze di Luserna, Tezze di Luserna, Millegrobbe, Malga Rivetta, Malga Fratte, Passo Vezzena, Val Morta e Val Scura.

siti fusoriLa via del rame: sugli Altipiani i minerali subivano una prima fase di lavorazione e poi veniveno commerciati con gli abitanti delle regioni transalpine e della pianura padano-veneta, in cambio di prodotti alimentari e oggetti di artigianato.All'interno del flusso di scambi riguardante la pianura un ruolo importante di intermediario era svolto da alcuni siti, sull'Altopiano dei Sette Comuni Vicentini, ubicati in posizioni strategiche.scavi archeologici - località Plètz von Motzescavi archeologici - località Plètz von Motzescavi archeologici - località Plètz von Motzescavi archeologici - località Plètz von Motze

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